VIII I.T.I.S. Righi
Località: Via Nuova Agnano, 30
Contatti: tel. e fax 081 570.96.42

Monumento adottato
Anfiteatro Flavio
Studenti
1.200
Studenti coinvolti dall'inizio del progetto
100
Insegnanti
120
Insegnanti coinvolti dall'inizio del progetto
10
Ambiti e/o materie inclusi nel progetto
Tecnologico, artistico, letterario, chimico e fisico
VIII I.T.I.S. Righi

Motivo dell'adozione

L’Anfiteatro Flavio è da considerarsi una delle più significative testimonianze dell’area flegrea, che è l’area di provenienza della maggior parte degli allievi della scuola. L’adozione ha rappresentato una occasione per rivalutare il monumento e perché no? riportarlo agli antichi splendori. L’iniziativa dell’adozione ha consentito di contemperare l’esigenza di approfondimento e di studio con la volontà – più che evidente della scuola – di assumere un ruolo attivo e propositivo nei confronti della società.

Descrizione del Monumento

Costruito al tempo di Vespasiano (seconda metà del I secolo d.C.) l’Anfiteatro Flavio, a Pozzuoli, è il terzo in ordine di grandezza degli anfiteatri romani. Pozzuoli, per i romani Puteoli, ha svolto un ruolo prevalentemente mercantile ed economico. Eventi politici, militari e commerciali fecero presto della cittadina il primo porto militare ed uno dei più importanti del Mediterraneo. Se ne iniziò lo scavo nel 1839, sotto la direzione dell’architetto Bonucci. L’anfiteatro (149 metri nell’asse longitudinale, 116 in quello trasversale) aveva una capacità di circa quarantamila spettatori. Si accedeva alle otto gradinate attraverso dodici corridoi, o “vomitori” , con sedici gradinate. L’arena (m. 74×42) è percorsa da un corridoio che durante gli spettacoli veniva coperto da tavole. Due ripide rampe alle estremità maggiori scendono ai sotterranei, costruiti da tre corridoi, due dei quali rettilinei e l’altro curvilineo lungo la linea dell’ellisse. Nessuno degli antichi anfiteatri può dare al pari di questo un’idea degli spettacoli dei combattimenti con fiere. Una serie di aperture rettangolari metteva in comunicazione i sotterranei con l’arena; da qui mediante carrucole venivano issate le gabbie delle belve che, giunte sull’arena, venivano messe in libertà. Una diramazione dell’acquedotto campano permetteva di inondare l’arena per le naumachie (battaglie navali) prima che, con la costruzione dei sotterranei, l’anfiteatro fosse attrezzato stabilmente per combattimenti.

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