VIII I.T.I.S. Augusto Righi
Motivo dell'adozione
La scelta del palazzo del Principe Sangro di Sansevero, uno dei più nobili palazzi partenopei, collocato in un topos particolarmente significativo per la storia della città, piazza San Domenico Maggiore, è stata motivata dalla necessità, sempre più avvertita, di recuperare un “quotidiano” troppo a lungo perduto e di avvicinarsi ai luoghi della propria città. L’aver scelto un palazzo patrizio è stato frutto del desiderio di restituire alla collettività anche luoghi laici e privati, che possano raccontare verità e leggende sulla storia cittadina. Attraverso l’adozione del monumento si è sviluppato un articolato percorso che, partendo dalla ricerca bibliografica ed archivistica, è arrivato al recupero di racconti ancora tramandati dagli abitanti del quartiere per tradizione orale, spingendosi fino alla rappresentazione in costume, al fine di rendere presenti figure e miti del nostro passato.
Descrizione del Monumento
Il palazzo di Sansevero fu eretto nella seconda metà del Cinquecento per volere di Don Paolo di Sangro duca di Torremaggiore. Nel Settecento, il principe Raimondo di Sangro, grande inventore, alchimista e cultore di scienze esoteriche, fece rifare la facciata e la contigua cappella a cui teneva molto.. Alla morte del principe, il patrimonio iniziò a smembrarsi. Dopo varie vicissitudini ereditarie, il palazzo fu acquistato dal commendatore Morano, a cui deve il ritrovamento, nelle sale dell’Accademia, degli affreschi del Celebrano coperti da molti anni. Il palazzo conserva tuttora il bellissimo portale del 1621 di Vitale Finelli, disegnato da Bartolomeo Picchiatti; nell’androne è un bassorilievo di Giuseppe Sammartino; altri bassorilievi, con scene bacchiche, sono nel cortile. La storia del “Palazzo maledetto” risale al 1590, quando il duca don Carlo Gesualdo di Venosa uccise la bellissima moglie Maria d’Avalos di Aragona, l’amante Fabrizio Carafa, duca d’Andria ed il figlioletto. La leggenda del Palazzo vive ancora oggi nel cuore dei napoletani e, si dice che spesso, durante la notte, vaghi una donna bellissima, vestita di nero, nella piazza San Domenico Maggiore e che sia proprio Maria d’Avalos d’Aragona.