S.M.S. Tito Livio
Motivo dell'adozione
il Collegio dei Docenti ha deciso di partecipare all’iniziativa La scuola adotta un monumento per sollecitare i ragazzi a prendere coscienza delle proprie radici, individuando sul territorio le tracce della storia che apprendono sui libri e perché conoscere l’arte della propria città serve a riflettere sul presente attraverso l’esperienza del passato. È stato scelto Castel dell’Ovo, ‘monumento simbolo’ della città, sentito come fortissimo punto di riferimento..
Descrizione del Monumento
Castel dell’Ovo sorge sull’isolotto di Megaride, dove i greci provenienti da Cuma si stanziarono intorno al VI secolo a.C. L’insediamento avrebbe avuto il nome di Partenope, dalla sirena che, secondo una leggenda, vi era sepolta. Dopo la conquista romana, nel I secolo a.C., il patrizio Licinio Lucullo fece costruire sull’isola, e sulla vicina collina di Pizzofalcone, un grande complesso edilizio, il Castrum Lucullanum, di cui restano ancora oggi rocchi di colonne. Il luogo venne poi abbandonato fino a quando, nel VI secolo, alcuni monaci dell’Ordine di San Basilio vi si stabilirono, edificando la chiesa del Salvatore, tuttora visibile. Intorno al IX secolo, compare sull’isolotto una prima fortificazione, l’Arx Sancti Salavtoris. A cominciare dalla dominazione dei Normanni (1140-1198), la fortezza prese il nome di Normandia dalla grande torre innalzata a sud verso il mare. Altre torri furono erette nel periodo normanno-svevo. Sotto le dinastie degli Angioini (1266-1442) e degli Aragonesi (1442-1503), il castello ebbe funzioni di dimora della corte, ma anche di carcere. A partire dalla fine del XIII secolo appare, in alcuni documenti, la denominazione ‘Castel dell’Ovo’, forse dovuta alla leggenda secondo la quale il poeta Virgilio, cui nell’alto Medioevo si attribuivano poteri magici, avrebbe nascosto nella fortezza un uovo incantato a cui erano legate le sorti della città. Il complesso subì radicali trasformazioni in epoca aragonese: le torri e le mura vennero rinforzate e abbassate per migliorarne la resistenza all’artiglieria nemica. Durante il viceregno spagnolo, il castello perse la sua funzione di dimora della corte e divenne a pieno titolo una fortezza, con evidenti scopi difensivi, funzione che conservò anche nel periodo borbonico. Durante la Rivoluzione Partenopea del 1799, vi si rifugiarono trecento insorti, poi costretti alla resa. Con l’annessione di Napoli al Regno d’Italia, il castello fu destinato a uso militare. Oggi, dopo il restauro portato a termine nel 1975, appare in tutta la sua imponente bellezza ed è sede di mostre e convegni.