S.M.S. Paolo Di Tarso
Motivo dell'adozione
Abbiamo scelto la Tomba di Agrippina e le Cento Camerelle innanzitutto per la vicinanza alla nostra scuola, ma anche perché i due monumenti versavano in uno stato di spaventoso degrado tra l’indifferenza delle istituzioni e della popolazione locale. Con la nostra iniziativa, abbiamo inteso risvegliare la voglia di cultura viva ed il desiderio di recuperare e far rivivere lo splendore di tali monumenti offuscato da secoli di oblio. La seconda adozione, quella relativa al cd. “Parco Monumentale” è nata dalla necessità, avvertita dai docenti, di richiamare l’attenzione sul rischio che il parco corre di essere restituito agli originari proprietari e di sostenere l’iniziativa della Soprintendenza volta ad ottenere dal Consiglio di Stato il riconoscimento dell’esproprio di tale area di enorme interesse archeologico, ambientale e paesaggistico. Oltre la vicinanza alla scuola hanno giocato un ruolo altrettanto importante nella scelta di adozione anche l’occasione di divulgarne la conoscenza e di sensibilizzare l’opinione pubblica. L’eventuale retrocessione al privato del parco sarebbe una perdita gravissima non soltanto dal punto di vista culturale, ma anche economico. Recenti scavi hanno portato alla luce ambienti probabilmente riferibili alla villa di Cesare, secondo la descrizione di essi fatta da Tacito nel XIV libro degli Annali. Oltre agli scavi, poi, subirebbero un blocco anche i progetti di sviluppo territoriale dei Campi Flegrei per il recupero degli itinerari del Grand Tour, perché i flussi finanziari sarebbero dirottati altrove. Le difficoltà di accesso – sono in corso lavori di scavo – non ci hanno scoraggiato, tutt’altro. E abbiamo fatto tesoro dell’iter seguito, con il precedente ciclo scolastico, per l’adozione della Tomba di Agrippina e delle Cento Camerelle.
Descrizione del Monumento
La struttura denominata Tomba di Agrippina, lungo la Marina Grande di Bacoli, è in realtà un odeion. A forma semicircolare, l’odeion era parte integrante di una vasta villa marittima di età giulio-claudia, trasformata tra il I e II secolo d.C. in ninfeo ad esedra, forse per il bradisismo. Con lo sgretolamento dell’impero romano, l’edificio cadrà nell’abbandono (sorte peraltro comune alle altre numerose ville marittime presenti lungo il litorale flegreo). Nei secoli successivi i resti della villa, come attestano i documenti, ospiteranno contadini e pescatori, i loro animali ed i loro attrezzi, subendo numerosi cambiamenti strutturali. Risale agli inizi di questo secolo l’ultima mutilazione: parte della struttura, infatti, è stata inglobata in un edificio moderno. Originali, ma anneriti dal fumo delle torce e quindi da restaurare, restano gli stucchi parietali nell’emiciclo sprofondato. Le Cento Camerelle, note come prigioni di Nerone, sono invece cisterne sovrapposte, scavate nel tufo, databili ad epoche diverse: la superiore all’età imperiale, l’inferiore all’età repubblicana. … et villam Caesaris dictatoris, quae subiectos sinus editissima prospectat… scrive Tacito nel XIV libro degli Annali. I resti di quell’immensa dimora collocata dallo storico Tacito “nel punto dal quale si gode il più ampio panorama sui golfi” sono tornati alla luce nel corso di una campagna di scavi condotta sul Parco Monumentale. La villa, situata in posizione elevata e panoramica sui due golfi: da un lato Pozzuoli, dall’altro Ischia, Procida, Cuma, si estendeva su entrambi i versanti della collina. Il complesso edilizio, riferibile ad una domus repubblicana del I secolo a.C. presenta mura rivestite in opera quasi reticolata e resti di pavimento a mosaico di piccole tessere bianche con fascia marginale nera. Essa ingloba un nucleo originario di basis villae: un grosso edificio a pianta rettangolare, forse risalente al III secolo a.C. Dell’antica villa si riconoscono un criptoportico probabilmente con colonne a tettoia lungo 120 mt., con vista sul golfo di Pozzuoli e composto di ambienti splendidamente affrescati, una sequenza di ambienti residenziali ed una serie di cisterne. A circa 30mt più in basso, un portico di uguale lunghezza fa ipotizzare imponenti strutture disposte su diversi livelli di terrazzamento. Fasi edilizie successive alla Villa si fanno risalire ad età severiana ed oltre. Sul versante opposto che guarda verso il lago Fusaro e Cuma, sono visibili il pavimento di una stanza decorato con marmo cipollino, parte di volte di ambienti ancora da scavare, una grande cisterna inglobata in un edificio rurale di epoca moderna e ovunque si ritrovano tesserine di marmo bianco e policrome, resti di affreschi dai colori bianco, ocra, ceruleo, rosso.