S.M.S. Martiri De Mattia
Motivo dell'adozione
La proposta dei monumenti da adottare è nata dalla consapevolezza che la storia non è solo ricerca di un passato remoto, ma “memoria storica” alla quale è possibile attingere dalla testimonianza diretta delle persone che sono state protagoniste degli eventi che si sono svolti sullo sfondo dei monumenti scelti: ciò è stato possibile perché la Cappella di Sant’Antonio è stata costruita verso la fine degli anni venti del 1900 e per la Piazzetta di S. Pantaleone molti abitanti del rione conservano ricordo degli ultimi eventi importanti. Gli alunni, per questo motivo, hanno potuto acquisire informazioni dalla viva voce di alcuni cittadini vallesi. Per la piazzetta di S. Pantaleone particolarmente si è fatto riferimento alla testimonianza di chi aveva vissuto durante la seconda guerra mondiale l’esperienza del bombardamento che aveva colpito il Rione S. Pantaleo -ancora ne sono visibili i segni nei ruderi- e il Rione Spio. Il lavoro di ricerca è partito proprio dalla poesia del Prof. Giuseppe Palladino che, ancora ragazzo, aveva vissuto il terrore delle bombe.L’intera classe, succesivamente recatasi nella piazzetta, ha scattato alcune foto dei palazzi e delle case.I ragazzi hanno scritto: “Ogni cosa che abbiamo fotografato dall’esterno per noi ha racchiuso una storia, una vicenda umana che ci ha fatto riflettere. Osservare i luoghi è stato come viaggiare con i vecchi abitanti, comprendere il loro lavoro, il coraggio, l’onestà e la semplicità della loro vita.”: un pezzo di storia che è diventato per gli alunni educazione alla sensibilità, alla condivisione e all’affettività.Alla fine gli studenti hanno esposto il lavoro quali “custodi” del monumento adottato e hanno svolto funzioni di guida per i cittadini e per gli altri studenti.Le majorettes della scuola hanno vivacizzato l’iniziativa, marciando per il paese, suscitando l’interesse di tutta la popolazione ed esibendosi in esercizi di grande abilità.
Descrizione del Monumento
La Chiesa di Sant’Antonio alla Croce fu eretta, a partire dalla fine degli anni venti del secolo scorso, come ex-voto da un commerciante del luogo, Alessandro del Forno, che , mentre attraversava il greto di un fiume col suo carretto ricolmo di mercanzie, fu travolto da un’improvvisa ondata di piena e nel pericolo incombente rivolse la sua preghiera al Santo dei miracoli, di cui era devoto, e fu tratto in salvo. L’uomo, grato, si adoperò per la costruzione di una bella chiesa in onore del Santo: decise di farla sorgere all’inizio di via Cammarota, nei pressi delle abitazioni dei figlioli – quasi ad abbraccio e protezione degli stessi, all’ingresso di Vallo, per dare il benvenuto ai forestieri.La chiesa fu costruita dalla bottega del “mastro” Pantaleo Pignataro e dipinta dai pittori e stuccatori Davoli e Cantelmi da Sapri. La statua in legno di S. Antonio fu dono della sig.ra Antonia Rinaldi. Nella cappella vi erano quadri di S. Enrico, di S.Vincenzo Ferrer e del Profeta Isaia, opera del pittore vallese Mautone.Nel mese di giugno veniva celebrata la tredicina ed il giorno di Sant’Antonio era festeggiato con la celebrazione di più messe e la distribuzione del pane ai poveri. Sia la chiesa che il campanile presentavano una struttura mista: la parte basamentale in muratura di pietra arenaria, i livelli superiori con un telaio in calcestruzzo cementizio armato. Le maestranze locali hanno lasciato il loro segno nel paramento murario della facciata principale, realizzato con ricorsi orizzontali di pietra e mattoni, e l’inserimento delle cosiddette “polici” (pietre piccole premute contro il letto di malta, per riempire i vuoti tra le pietre più grandi e rendere piano e regolare il paramento stesso). Il valore di questa architettura, dunque, è anche nella testimonianza del momento di passaggio, storico e costruttivo, dalle tecniche tradizionali in muratura alla nuova “arte” del cemento armato.Nell’aprile del 1964 parte della chiesa crollò a causa di una frana prodotta dal cattivo convogliamento delle acque meteoriche : rimangono integri solamente il prospetto principale e il bel campanile.Antistante la bella Cattedrale di S. Pantaleone, fondata nel X secolo e poi ricostruita nel ‘ 700, si apre una piazzetta a pianta irregolare da cui si diramano diversi vicoli, scoscesi, lunghi e stretti, il cui nome rimanda a cittadini di Vallo: via Scarpa de Masellis, via Domenico Pignataro, oppure alla loro conformazione plano-altimetrica, via Piediscalella. I vicoli portano ad antiche abitazioni, alcune di sicuro pregio artistico. Bellissimi i portali con gli stemmi delle famiglie: sul palazzo, una volta dei De Licteris, poi dei Giuliani, lo stemma reca l’immagine di un’aquila a due teste e l’iscrizione: a e i o u., acronimo di Austria est in orbe una. Accanto al portone c’è l’ingresso alla Cappella gentilizia di Sant’Agostino: dalla Visita Pastorale di mons. Jacuzio (21 aprile 1902) risulta che nella Cappella c’erano un altare di fabbrica, due statue lignee dell’Immacolata e di S. Agostino, l’organo, una piccola campana, una sagrestia, due porte, una per la casa della famiglia Giuliani. Oggi vi si conservano libri sacri, una statua di Sant’Agostino che è sempre “uscita” nella processione del Santo Patrono di Vallo e una statua ottocentesca di San Filadelfo.La composizione degli edifici che affacciano sulla piazzetta assume i caratteri di uno spazio “teatrale”: basti pensare che nel giorno santificato a S.Pantaleo, il 27 luglio, all’uscita dei santi dalla chiesa, portati in spalla per la processione, i cittadini di Vallo (anche coloro che abitano, oramai, lontano dal rione) riempiono le balconate e le finestre, adorne con preziose coperte degli antichi corredi nuziali, come logge di un teatro.A sinistra della Cattedrale si apre un’altra piazzetta dove tra il X e XI secolo sorgeva l’antica Chiesa di San Pantaleone, poi abbattuta nel 1802 e case caratterizzate dalle scale esterne. L’impianto originario, dunque, presentava un diverso orientamento rispetto alla chiesa attuale. Tra i pochi ruderi del primo impianto emerge un arco, oggi inglobato nella parete di uno degli edifici: è interessante come questa ultima traccia è stata riattata dagli abitanti del rione come edicola votiva, inserendovi un’immagine della Madonna.Il rione, una volta ricco di botteghe di artigiani, oggi risulta scarsamente popolato. E’ auspicabile un intervento di recupero e di riqualificazione.