Liceo Linguistico Europa
Motivo dell'adozione
La scelta delle ville vesuviane del Settecento è stata motivata dal desiderio di conoscere le vicende storiche e lo stile di vita che hanno caratterizzato, nei secoli addietro, l’area nella quale viviamo. Inizialmente increduli alle notizie relative a un passato sfarzoso che contraddistingueva l’area del Miglio d’Oro (che si estende da San Giovanni a Teduccio a Torre Annunziata e che include molti comuni vesuviani, compreso San Giorgio), siamo stati stimolati a saperne di più per riappropriarci del nostro passato e contribuire alla valorizzazione di questo straordinario patrimonio. Come gli altri abitanti di San Giorgio, anche noi prima di avventurarci in questo studio attraversavano distrattamente le strade su cui affacciano Villa Vannucchi e Villa Bruno, senza renderci conto che quelle vecchie costruzioni, due secoli fa, erano due gioielli lucenti incastonati al centro di una natura generosa e incontaminata.
Descrizione del Monumento
Villa Bruno, di origine settecentesca, ha subito nell’Ottocento notevoli variazioni architettoniche in stile neoclassico. A Francesco Righetti, proprietario dal 1818, si deve la fusione, nelle fonderie annesse alla villa, di due statue equestri raffiguranti Carlo III e Ferdinando IV di Borbone, che si possono ammirare in piazza del Plebiscito a Napoli. A ricordo di ciò furono realizzati due bassorilievi di bronzo raffiguranti due teste di cavallo, posti ai lati del cancello d’ingresso della villa. Nel 1842, la villa fu venduta a Saverio Bruno e all’inizio degli anni Ottanta divenne proprietà del Comune di San Giorgio. Villa Vannucchi, costruita intorno al 1775, originariamente appartenne ai d’Aquino di Caramanico, imparentati con Gioacchino Murat, che vi si recava spesso a trascorrere piacevoli serate. Nel 1912 fu venduta al marchese Giuseppe Vannucchi, il cui figlio Carlo, musicista appassionato, contribuì a farne una sorta di centro culturale e musicale. La villa, con una vasta area verde che, nel disegno originale, mostra uno spazio centrale corredato da fontane, panchine e gradinate, dal quale si dipartono sedici viali che si inoltrano nel bosco, si sviluppa su tre piani, prendendo luce da ampie logge e finestre. Numerosi i danni subiti dal parco durante il secondo conflitto mondiale.