I.C. Japigia II – Torre a mare
Motivo dell'adozione
Le classi terze H e I della scuola secondaria di I grado “Rita Levi Montalcini” di Torre a Mare (Bari)hanno deciso di partecipare al progetto: “Le scuole adottano i monumenti della nostra Italia”,sottoscritto dal MIUR e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo incollaborazione con la Fondazione Napoli Novantanove, perché i monumenti sono la nostra storia ei giovani ne devono essere i custodi per tramandarli alle generazioni future.La scelta del monumento da adottare è stata affidata agli stessi alunni, guidati dai loro docentireferenti. Tra le varie proposte la scelta finale è ricaduta sulla Torre Pelosa, simbolo del territorio.Tutta la vita cittadina culturale, sociale ed economica, infatti, ruota intorno a questo monumentoche affonda le sue radici in tempi assai remoti.Attraverso questo progetto si intendeva far nascere negli alunni il senso di appartenenza e dicittadinanza attiva verso il paesaggio e far cogliere l’interazione tra ambiente, storia e uomo.Ognuno deve essere sentinella del patrimonio artistico e culturale e deve assumere un profondosenso di responsabilità che si manifesta nel rispetto e nella tutela del bene.Si è partiti dall’analisi dell’art. 9 della Costituzione che recita “La Repubblica promuove lo sviluppodella cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artisticodella Nazione” e ne sono scaturite numerose riflessioni su come questo venga spesso disatteso overgognosamente violato. Solo se le nuove generazioni cambieranno il loro atteggiamento ci saràuna vera democrazia.Gli alunni hanno consultato fonti storiche come il documento del Tanzi, l’indagine storica a curadell’archeo Club “Italo Rizzi” Bari a.p.s; il libro “Una torre- Un paese- Torre a Mare”, di TeresaTagarelli e fonti trovate su INTERNET.Grazie al lavoro di ricerca i ragazzi hanno ricostruito il periodo storico in cui la torre è stataedificata e diventando parte integrante del territorio circostante. La Torre Pelosa fu edificata nel1563 per ordine dell’autorità del viceré Parafan de Ribera per conto del governo borbonico. Loscopo era quello di realizzare una rete costiera di torri per proteggere e tutelare il territorio daattacchi marittimi, per completare la loro costruzione non furono sufficienti i fondi reperiti con latassazione del 1570, ma si dovette ricorrere a un’ulteriore imposizione fiscale. Tutte le torri,secondo il Faglia, corrispondevano ad un progetto unitario. Esse, infatti, presentano tutte le stessecaratteristiche: sono di forma quadrangolare, si sviluppano in altezza, le dimensioni variano inmaniera limitata l’una dall’altra, le murature sono costituite con il paramento interno verticale el’esterno a scarpa, sempre realizzati in pietra locale. Lo spessore delle muratura è di 2,5 m, lecaditoie sono sempre in controscarpa tranne che per la Torre Pelosa che è in controscarpasolamente dalla quota architrave-caditoie in su. All’interno, gli unici locali, sovrapposti l’unoall’altro, presentano sempre una volta a botte, qualche vano è ricavato dalle murature interne e lefinestre sono sempre di piccole dimensioni. Le torri inoltre presentano uno scarico interno allemurature per lo scorrimento delle acque piovane dal tetto verso terra e un locale cisterna nellefondamenta, sotto il terrapieno, o esterna. La Torre Pelosa, inoltre, presenta nella parete a monte,la scala d’accesso, sempre in pietra, collegata al vano centrale da un ponte levatoio. In altre,l’accesso poteva essere costituito da scale volanti, creando ulteriori difficoltà ad un possibilenemico. Nella Torre Pelosa il servizio di guardia costiera era regolato da turni di sentinella benprecisi, così come citano le fonti sempre del Tanzi.In una seconda fase la destinazione d’uso dell’edificio è cambiata; infatti smobilitata la vedetta,dopo la fine delle minacce e degli scontri tra impero ottomano e la repubblica di Venezia, lastruttura diventa stazione semaforica, poi caserma della guardia di Finanza, nel primo OttocentoUfficio del telegrafo, poi ancora caserma fino a quando, deserta e abbandonata, divenne rifugio diavventori visto anche il continuo decadimento strutturale. Nel frattempo il territorio circostante sisviluppa intorno alla Torre. Da poche baracche prende vita un vero e proprio borgo di pescatori,quando verso la metà del 1800, sulla linea diretta proveniente da Noicattaro in collegamento conquella che unisce Bari-Mola, sorgono le prime ville patronali di due antiche famiglie comeresidenze estive: quella dei Didonna e quella dei Borracci. La vita della borgata si fa più agevole ele case per i residenti e villeggianti aumentano sempre più. Il borgo viene identificato con ladenominazione di Torre Pelosa, nonostante la richiesta di una nuova denominazione che nonviene accolta dalle autorità competenti. Mentre si assiste allo sviluppo urbanistico del borgo, laTorre rimane luogo di riferimento, ma anche luogo di decadimento in quanto la struttura mostrasempre più i segni del tempo e dell’incuria dell’uomo.Alla fine degli anni Settanta, dopo un periodo di abbandono, la Torre diventa protagonista di unimportante e massiccio intervento di restauro che ha visto il recupero della struttura sia dal puntodi vista strutturale che funzionale.Oggi la torre è diventata il vero fulcro della vita cittadina in quanto simbolo ritrovato degli abitantipelosini (di Torre a Mare) e sede dell’associazione Archeo club “Italo Rizzi” di Bari.La riqualificazione della Torre ha portato ad un intervento più generale di riqualificazione delcentro cittadino e le attività culturali come quelle organizzate dall’Archeo club hanno permessoche un tale simbolo divenisse centro propulsore di idee e vita. Ma non basta. L’idea di adottare laTorre come monumento nasce anche dal fatto che ad essere protagonisti attivi di questa rinascitaculturale del borgo e del suo stresso simbolo siano i ragazzi attraverso un’istituzione come quellascolastica, capace di infondere la conoscenza del presente attraverso lo studio del passato. Infattila Torre è la nostra memoria storica e i giovani hanno il dovere di preservarla per consegnarla allegenerazioni future, perché il patrimonio artistico e storico è un diritto di tutti. Dal passato siattingono le energie e le idee per il futuro.Edmund Burke, politico inglese del XVIII secolo, ha detto:”Gli uomini che non guardano mai indietro, non saranno mai capaci di guardare avantiverso i posteri”
Descrizione del Monumento
Torre di Torre a Mare in quanto simbolo intorno al quale si è sviluppato il paese e testimonianza antica di una storia ancora presente.