Liceo Comenio
Motivo dell'adozione
Icóna architettonica di Napoli, dopo quella ambientale del Vesuvio, il nostro Maschio Angioino, ricco com’è di suggestioni romane – l’area archeologica rinvenuta nei pressi della torre Beverello -, angioine, aragonesi, vicereali e borboniche, fino ad arrivare alla collezione civica dal XV° al XX° secolo, si presta ad una trattazione storico artistica tanto ampia da richiedere l’impegno di numerosi allievi del triennio linguistico e pedagogico, anche per l’attinenza degli argomenti ai programmi di storia dell’arte svolti in classe. Meta turistica tra le più gettonate proprio per la sua vicinanza al porto, il monumento è oggetto da molti anni di un appassionato servizio di guida offerto dai numerosi allievi – anche in inglese, francese, spagnolo e russo – per diffondere la conoscenza del nostro patrimonio artistico non solo ai tanti visitatori internazionali, ma anche alle folte comunità di lavoratori stranieri presenti a Napoli, contribuendo dunque alla loro integrazione nel tessuto sociale della nostra città.
Descrizione del Monumento
La reggia-fortezza angioina, costruita tra il 1279-84 per volere di Carlo I su progetto di Pierre de Chaule e completata sotto Carlo II e Roberto con la cappella Palatina interamente affrescata con Storie del Vecchio e Nuovo Testamento da Giotto e allievi, dopo l’ingresso in città di Alfonso I d’Aragona nel 1443 è oggetto di un radicale restauro dovuto al maiorchino Guillermo Sagrera. Al dalmata Francesco Laurana e ad artisti di varia formazione si deve lo splendido ‘cammeo marmoreo’ incastonato tra le torri di Mezzo e di Guardia in piperno: l’Arco Trionfale che celebra il vittorioso corteo del nuovo re aragonese su di un carro trionfale guidato dalla Vittoria. La scena è posta tra due fórnici sovrapposti, il secondo dei quali avrebbe dovuto contenere la statua equestre bronzea di Alfonso commissionata nel 1453 a Donatello, il quale riuscirà a realizzare però solo la testa del cavallo, la famosa ‘testa Carafa’, posta prima nel cortile del palazzo Carafa di Maddaloni e dal 1809 conservata negli Uffici del MANN. Superata la Porta Bronzea – realizzata nel 1475 da Guglielmo Monaco per celebrarela vittoria nel 1462 di Ferrante I d’Aragona su Giovanni d’Angiò e i baroni ribelli – ed il suggestivo vestibolo con volta a crociera costolonata, si entra nel cortile sul quale prospettano: l’unica testimonianza angioina del castello, la Cappella Palatina, con il quattrocentesco portale marmoreo di Andrea dell’Aquila ed il sovrastante rosone del catalano Matteo Forcimanya; la scala di accesso in piperno alla Sala dei Baroni e alla sua splendida volta stellare in tufo giallo con 16 costoloni in piperno di Pozzuoli, entrambi gioielli del Sagrera coadiuvato da maestranze locali; la barocca Cappella delle Anime Purganti – realizzata nel 1580 sotto il portico vicereale – dove i condannati a morte, attraverso un tabernacolo con un’immagine di S. Maria del Parto, ricevevano i sacramenti prima di essere giustiziati. Dall’ampio corridoio che conduce alla fossa del Miglio o del Coccodrillo si accede anche all’area archeologica coi resti di una Villa del periodo augusteo (I a.C.- I d.C.), dotata di 2 vasche, di cui una termale; una fitta necropoli impiantatasi tra il VI – XIII d.C.; infine i muri in tufo giallo napoletano dell’originario castello angioino. In cima allo scalone che conduce al piano superiore si trova, subito dopo la sala Carlo V, la Cappella di San Francesco di Paola, piccola camera che ospitò nel 1481 il Santo in viaggio per Parigi, poi trasformata in veste barocca nel 1688. Tra il primo e secondo piano del castello si snoda il ricco percorso delle collezioni del Museo Civico che, custodendo opere provenienti da diversi luoghi di culto chiusi in seguito al terremoto del 1980, documenta il percorso della cultura figurativa napoletana dal ‘400 ai primi del ‘900. E così ci si può imbattere in opere di Marco Cardisco, Fabrizio Santafede, Bernardo Cavallino, Paolo Finoglia, Giuseppe Recco, Luca Giordano, Mattia Preti, Paolo De Matteis, Francesco Solimena, Pietro Bardellino, e ancora, Carlo Vanvitelli – il progetto originale del Real Passeggio alla Riviera di Chiaia -, Michele Cammarano, Nicola Parisi, Camillo Miola, Antonio Migliaccio, Vincenzo Marinelli, Teofilo Patini, Bernardo Celentano, Gioacchino Toma, Attilio Pratella, Vincenzo Caprile, Vincenzo Gemito, Pietro Scoppetta, Antonio Mancini, Edgardo Curcio.