I.T.C. Enrico Caruso
Motivo dell'adozione
La scuola adotta un monumento è una delle iniziative di maggiore successo alle quali l’Istituto Tecnico Commerciale Enrico Caruso ha aderito. Gli alunni sono stati immediatamente catturati, in quanto a entusiasmo e interesse, da un’attività così nuova, avvincente e diversa dalle altre. All’origine della scelta dei monumenti c’è stato il desiderio di stimolare i giovani ad approfondire la storia della loro città proprio a partire dalla conoscenza del tessuto urbano e dell’analisi storico-sociale di una zona che vivono quotidianamente.
Descrizione del Monumento
La chiesa di Sant’Antonio Abate, con l’annesso ospedale dei lebbrosi, fu ricostruita, su una chiesetta preesistente, nel 1370, nell’ambito del programma di edilizia intrapreso da Giovanna I d’Angiò. L’antica architettura della chiesa, ampiamente rimaneggiata nei secoli XVII e XVIII, è oggi poco visibile. La chiesa è a navata unica, con cappelle laterali in cui è ancora leggibile l’originaria struttura gotica e con un soffitto moderno di legno a cassettoni con fregi dorati. Interessanti il pavimento, in marmo bianco con grandi riquadri a disegni geometrici, ed il portale del XIV secolo, con lo stemma dello famiglia Durazzo sul battente destro, e quello dell’ordine religioso sul battente sinistro.Fondato nel 1864 dall’architetto Carlo Sorgente su richiesta del barone Lacapra, il teatro Bellini era di modeste dimensioni, ma ben decorato Completamente distrutto da un violento incendio nel 1869, fu ricostruito più fastoso del precedente (la stampa lo accolse con molte riserve per l’eccessiva profusione degli ori e delle decorazioni). L’inaugurazione del “secondo” Bellini avvenne solo nove anni dopo con un’edizione de “I Puritani”. La storia del teatro è scandita, almeno fino agli anni Sessanta del XX secolo, da numerosissimi successi. Dopo un periodo di relativa stagnazione, attualmente va sempre più rivalutandosi come spazio teatrale e “monumento da scoprire”. Numerosi gli interventi ai solai e alle strutture portanti e quelli di recupero delle antiche decorazioni.La costruzione della Galleria Principe di Napoli, avviata nel 1876 e conclusasi nel 1883, si inserisce in un clima di profondi cambiamenti urbanistici, che in città cominciavano ad avvertirsi anche grazie all’opera di Enrico Alvino. Progettata dagli architetti Breglia e De Novellis sul modello dei passages parigini e degli arcades londinesi, e realizzata in ferro e vetro, la Galleria avrebbe dovuto funzionare come nuovo centro commerciale cittadino, luogo di incontri e riflessioni, nonché filtro culturale tra il Museo Archeologico Nazionale, l’Accademia di Belle Arti e il Teatro Bellini. Purtroppo, se si esclude il breve periodo della belle époque, il successo atteso non si è realizzato e la Galleria, nonostante la presenza della Sala Gemito, è caduta in uno stato di abbandono, che si è protratto almeno fino a tutti gli anni Ottanta. E’ da quegli anni che, anche grazie alla riapertura del teatro Bellini, ha preso avvio un’opera di riqualificazione e valorizzazione.