I.T.C. E. Caruso
Località: Via Trinità delle Monache, 2
Contatti: 081.751.67.31 fax 081.751.67.46
E-mail: natd24000e@istruzione.it

Monumento adottato
La Basilica di San Giovanni Maggiore
Studenti
686
Studenti coinvolti dall'inizio del progetto
45
Insegnanti
100
Insegnanti coinvolti dall'inizio del progetto
9
Ambiti e/o materie inclusi nel progetto
storia dell'arte, inglese, francese, tedesco, spagnolo
Docenti referenti
9
I.T.C. E. Caruso

Motivo dell'adozione

La Basilica di San Giovanni Maggiore è stata per molti anni sottratta alla città e quindi ci è sembrato opportuno promuoverne l’adozione al fine di favorire l’avvicinamento dei cittadini ad un bene comune ritrovato. La Basilica ospita al suo interno eventi, mostre e concerti, ciò ci ha consentito, già a partire dall’ scorso anno di accompagnare i turisti in un percorso articolato e comprendere nello stesso tempo quali sono gli sbocchi offerti dal nostro indirizzo di studio

Descrizione del Monumento

La Basilica di San Giovanni Maggiore ha origini antichissime che si fanno risalire ai primi anni di vita della chiesa napoletana. Diverse le legende legate alle sue origini: secondo alcuni, nel luogo dove sorge oggi la basilica vi era stata seppellita la sirena Partenope; secondo altri, nello stesso luogo, in epoca romana, l’imperatore Adriano avesse fatto erigere un tempio dedicato al suo amato Antinoo, altri ancora sostengono che fu l’imperatore Costantino, scampato insieme alla figlia Costanza ad un naufragio nel mare di Sicilia, di ritorno a Napoli, ad ordinare la costruzione di una basilica cristiana in luogo dell’antico tempio pagano da dedicare a San Giovanni Battista. La Basilica fu, in realtà, eretta dal vescovo Vincenzo tra il 555 e il 560 d.C. Durante gli anni della dominazione angioina furono ampliate le navate laterali e realizzato un nuovo transetto. Nel corso dei secoli, la Basilica subì numerosi rimaneggiamenti a causa di eventi sismici che la colpirono distruggendone alcune parti, il più grave, nel 1635 che impose la ricostruzione della chiesa in stile barocco secondo il progetto di Dionisio Lazzari che realizzò anche la cupola. A seguito del terremoto del 1 agosto 1870, andò distrutta parte della navata destra. Dagli inizi del’900 la chiesa ha sofferto di un lungo periodo di abbandono dovuto alla sospensione delle attività religiose che ha favorito il saccheggio vandalico. Soltanto negli ultimi anni sono stati effettuati interventi di restauro, conclusisi tre anni fa circa che hanno posto in giusta luce i resti di età paleocristiana, ben visibili nell’area absidale dove le due arcate doppie laterali e le altre quattro centrali più alte, oggi murate, rivelano la presenza, unica nel suo genere in città, del deambulatorio, ovvero, di un corridoio di passaggio per i pellegrini che volevano ammirare le sacre reliquie donate da Costantino. Ai lati del vano absidale si innalzavano due grandi colonne di spoglio di marmo cipollino. L’altare maggiore, realizzato da Domenico Antonio Vaccaro è una pregevole opera in marmo di gusto rococò. Di grande effetto scenografico è il Cappellone del Crocifisso nel transetto sinistro, realizzato sul finire del ‘600 da Lorenzo Vaccaro che ideò un apparato decorativo di gusto barocco. Le cappelle poste lungo la navata sinistra testimoniano l’importanza della chiesa in età rinascimentale per la presenza di rilievi in marmo, e di un arco marmoreo che incornicia l’altare e un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e San Pietro  nella Cappella detta dei Paleologhi, poiché venne fondata agli inizi del ‘500 da Tommaso Demetrio Paleologo e dove, fino agli inizi del ‘900 si celebrava il rito ortodosso

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