I.T.A.S. E.De Cillis
Motivo dell'adozione
I monumenti sono stati scelti secondo un criterio preciso. Gli edifici della scuola – la Masseria Rota, Villa Bifulco e la collezione – ci sono serviti come “fuochi” per ricostruire il nostro vero monumento, che è la civiltà contadina vesuviana. Sono monumenti diversi fra loro, ma proprio questa diversità ci ha consentito di seguire percorsi di ricerca più stimolanti. Abbiamo inteso così far conoscere la civiltà contadina per salvaguardarla in tutta la sua complessità, ma anche per fare in modo che essa continuasse ad esistere perché pensiamo che possa dare soprattutto a noi, futuri periti agrari, utili indicazioni (ci riferiamo al rapporto agricoltura-inquinamento, alimentazione-salute, ecologia-economia, uomo-territorio). Il nostro obiettivo era quello di creare un museo agricolo “vivo”, un’istituzione che potesse essere un punto di riferimento per gli studenti dell’Agrario e per tutti quelli che credono in una agricoltura orientata alla salute e al rispetto dell’ambiente. Tale museo dovrebbe fornire un importante aiuto a una nuova politica urbanistica, in grado di arginare lo scempio del territorio vesuviano, e di stimolare l’istituzione di vincoli per salvaguardare la ricchezza dei luoghi e dei tempi
Descrizione del Monumento
Oggetto della nostra adozione non è stato un vero e proprio monumento, ma la civiltà contadina vesuviana, e quello che dovremmo descrivere è il museo che vorremmo creare. Come lo abbiamo immaginato? Dovrebbe essere costituito da un corpo centrale (nei locali della nostra scuola?) in cui raccogliere oggetti e attrezzi intorno ai quali ricostruire le tecniche, i saperi, il linguaggio, la mentalità della cultura contadina. Non lo abbiamo immaginato come una struttura fissa con itinerari “chiusi”, ma piuttosto come una struttura “aperta”, in cui ogni visitatore, con le sue domande e i suoi interessi, potesse crearsi un proprio percorso. Un museo, “vivo” e “produttivo”, dovrebbe avere qualche spazio aperto (nell’azienda della scuola?) in cui ricreare e salvaguardare vecchie coltivazioni e vecchie tecniche, con percorsi didattici di carattere storico per gli studenti, per gli abitanti della zona e per tutti coloro che sono interessati. Ma forse l’aspetto più entusiasmante del nostro museo sta nella sua territorialità. Noi abbiamo voluti scoprire nel territorio vesuviano tutte le “persistenze” della vecchia civiltà contadina per salvaguardare la loro esistenza, lasciandole nei luoghi in cui sopravvivono. Vorremmo creare itinerari che mettano in collegamento tra loro luoghi di importanza artistica e agronomica, vecchie forme di artigianato e feste tradizionali, vecchie ricette e vecchi linguaggi, senza separare le “cose” dagli uomini, il passato dal presente. Sappiamo che c’è molto da imparare da questa ricchezza antropologica. Ma la nostra speranza più grande è dare un contributo alla tutela del paesaggio.